• Carla Rebora
  • 17 Ottobre 2018

INTERVISTA A CARLA REBORA di Sergio Sorrentino

Ciao Carla, com’è cominciato il tuo interesse verso le sei corde?

Era il 2001, ed ero stata ammessa da pochissimi mesi all’Accademia di Santa Cecilia. Con Azio Corghi avevo intrapreso il mio perfezionamento e stavo affrontando nuove sfide sul rapporto segno/suono e sulle nuove tecniche.

In quell’anno ho avuto la possibilità di scrivere per Stefano Cardi che, in trio con viola (il bravissimo Luca Sanzò) e voce, eseguirono “Larmes”.

Scrivere per chitarra è stato da subito interessantissimo, certamente lo strumento che più mi ha catturato e che mi ha richiesto un enorme studio personale e una ricerca “a tu per tu” con lo strumento e spesso in strettissima collaborazione con gli interpreti.

Dopo quell’esperienza, ho scritto costantemente per chitarra, anche elettrica, senza mai smettere di trovare nuove soluzioni e grandi e sorprendenti potenzialità.

Di grande sostegno è stato il confronto con Angelo Gilardino.

 

Cos’è per te la chitarra?

E’ uno strumento che ha possibilità gestuali e timbriche sorprendenti e una letteratura contemporanea interessante ma satura, a mio parere, di una gestualità ridondante di idiomaticità  tradizionali.

La scoperta di poter produrre il suono in modi completamente diversi, l’idea di “abbracciare” lo strumento, percuoterlo con nocche, dita, palmo, la Tambora e il rasgueado, il complesso mondo degli armonici e delle risonanze: una ricchezza incredibile di potenzialità.

 

Mondo che ha abitato al meglio nelle tue composizioni…

Una premessa è sottolineare che la maggior parte della musica per chitarra è scritta da chitarristi.  Questa è una realtà che si giustifica perfettamente con la totale indifferenza verso lo studio della composizione per chitarra nei corsi accademici di composizione.

Il compositore chitarrista, spesso, è però costretto nelle maglie di un idioma  tecnico che si rifà alle tecniche classiche che non sempre libera le potenzialità dello strumento stesso. E’ un modello di comportamento tipico che ognuno di noi sperimenta sul proprio strumento.

Quando questo legame viene superato, il compositore chitarrista ovviamente ha una marcia in più rispetto al compositore non esecutore. Ma penso che  il compositore non chitarrista (come nel mio caso) più libero nei confronti del rapporto con i grandi autori della tradizione, possa trovare più liberamente nuovi gesti e nuove modalità di produzione del suono che, a volte, possono risultare complesse e difficili da avvicinare ma che aprono nuove strade, non necessariamente tutte interessanti ma certamente nuove. Il contributo degli interpreti però gioca un ruolo predominante nella stesura delle idee garantendo, pur nella complessità, sempre un rapporto idiomatico corretto e valido.

E’ così, grazie allo sperimentare “a tu per tu” con l’interprete, che anche il gesto apparentemente più innaturale acquista ragione e senso e “passa” attraverso la partitura.

Lavorare con più interpreti favorisce anche l’acquisizione di una maggiore elasticità e arricchisce il compositore di nuove esperienze. Così è stato per me lavorando (in ordine cronologico) con Stefano Cardi, Giacomo Baldelli  (a cui devo la stesura del mio primo brano per chitarra sola, Studi binari), Arturo Tallini Sergio Sorrentino (interprete di riferimento nel mio cd monografico Accordature), Christian Saggese (per lo studio approfondito e trasversale della gestualità e della ricerca dl suono), Leopoldo Saracino , Maria Vittoria Jedlovsky, e tanti altri….

I progetti chitarristici più recenti di Carla Rebora si riferiscono ad una versione per chitarra elettrica di Canti Intrecciati (brano commissionato e dedicato a Sergio Sorrentino) e ad alcune idee compositive solistiche e da camera delle quali sentiremo presto parlare; inoltre è possibile visionare sul sito www.carlarebora.it un valido studio monografico sulla sua produzione per chitarra scritto da Margherita Chiesa, studentessa del Conservatorio Verdi di Milano.

 

Per maggiori informazioni su questa intervista: http://www.dotguitar.it/zine/nuovamusica/rebora.html

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